10 febbraio – Semi di pace ha commemorato la Giornata del Ricordo presso l’Istituto S. Rosa da Viterbo, alla presenza delle classi 3AU e 5DU di scienze umane.
Sono intervenuti il dott. Simone Dioguardi, che ha presentato i caratteri generali del periodo storico e i drammi delle popolazioni istriano-dalmate, e la prof.ssa Giorgolo Maria Rita, quale figlia di profugo fiumano. La professoressa, partendo dall’esperienza della propria famiglia, ha evidenziato quale fu la tragedia di queste popolazioni, costrette improvvisamente, per non soccombere alla furia dei titini, a lasciarele loro terre, i luoghi della loro vita per non aver scelto di rinunciare alla loro cittadinanza italiana.
A seguire la prof.ssa Alberta Iacobini ha letto un estratto della profuga istriana Nidia Cernecca, che raccontava la terribile morte del padre Giuseppe, catturato, seviziato, torturato e decapitato, perché i suoi carnefici non riuscirono a toglierli subito i due denti d’oro dalla bocca. Ancora una volta l’efferatezza umana non manifesta limiti.
Anche le alunne dell’istituto, guidate dal prof. Ugo Longo, hanno presentato una loro interpretazione della giornata del Ricordo, rimarcando quanto la conoscenza della storia renda più consapevoli del passato, critici del presente, costruttori di un futuro di pace e di vera condivisione di valori comuni.
La storia dovrebbe essere maestra di vita, ma spesso siamo costretti a rivedere violenze ed eccidi ripetersi con un ritmo incessante e continuo, quasi indifferente alle grida di dolore dei popoli, degli innocenti; sin dall’antichità la storia spesso è costellata di violenze, di lotte, di guerre, di genocidi; rari sono gli eventi caratterizzati da conquiste pacifiche di libertà, di diritti, di una giusta collocazione di ogni essere umano nel mondo e nella sua evoluzione.
Sembra quasi ineluttabile realizzare uno stato, delimitare i suoi confini, governare un popolo senza sopraffare, senza imporre un’idea, senza rispetto dell’altro, senza ricorrere alla prepotenza dell’io, dimenticando l’importanza, la serenità del noi.
Per questo oggi dobbiamo continuare a ricordare, a rendere omaggio alle vittime delle foibe, a tutte le vittime della brutalità e dell’arroganza umana, rompendo quel silenzio durato a lungo, forse più pesante e brutale della sorte a cui gli “infoibati” andarono incontro.





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