Sono trascorsi ottant’anni dal giorno in cui il capo del governo militare maresciallo Pietro Badoglio annunciò l’entrata in vigore dell’armistizio firmato segretamente cinque giorni prima a Cassibile, con il quale l’Italia si arrese incondizionatamente alle Nazioni Unite.
L’accordo, paradossalmente, non produsse la cessazione di ogni forma di combattimento in vista delle trattative per la pace e neppure la sospensione totale o parziale delle ostilità fra gli eserciti e da quel giorno l’Italia divisa in due divenne teatro di guerra e visse i mesi tragici dell’avanzata da sud degli Alleati e della ritirata dell’esercito tedesco verso nord.
La popolazione fu abbandonata a sé stessa sotto i bombardamenti degli Alleati, massacrata nelle rappresaglie tedesche.
I soldati italiani a seconda del fronte su cui si trovarono quel giorno dovettero scegliere, se continuare a combattere a fianco delle truppe alleate, se disertare e unirsi alle bande partigiane, se arrendersi ai tedeschi e consegnare le armi, se arruolarsi nell’esercito della neonata Repubblica sociale italiana e continuare a combattere a fianco dei tedeschi o se rifiutare e subire la deportazione nei lager del Reich.
A quel giorno sarebbero seguiti venti mesi tragici, ma anche eroici.
A Roma, già nella notte dell’8 settembre, militari e civili italiani iniziarono a combattere contro le truppe tedesche comandate dal maresciallo Kesselring, per opporsi all’occupazione della capitale e gli scontri culminarono nella battaglia del 10 settembre che ancorché culminata in una sconfitta è considerata il vero e proprio esordio della Resistenza italiana.
Nelle stesse ore, a centinaia di chilometri di distanza, si consumava un altro tragico episodio di eroismo italiano e di violenza nazista: il martirio del presidio militare di Cefalonia.
I venti mesi che seguirono all’armistizio costrinsero gli italiani a una faticosa, ma necessaria presa di coscienza.
L’idolo venerato dagli italiani per un ventennio era stato infranto e con lui il re fuggito a Salerno e poi ritiratosi a Brindisi, abbandonando di fatto il suo popolo.
L’idolo infranto è il titolo dell’ultimo atto del Nabucco, l’opera di Giuseppe Verdi che con la famosissima aria del “Va’ pensiero” è un simbolo del Risorgimento italiano. L’opera che narra la prigionia e la ricerca della libertà da parte del popolo ebraico e, appunto, nella IV parte, la sua riscossa.
La fuga del re e la resistenza del popolo italiano nei venti mesi successivi all’8 settembre ha un precedente significativo in un altro episodio fondante della nostra Repubblica: il tradimento di papa Pio IX fuggito a Gaeta nel 1848 sotto la protezione del Re di Napoli, la proclamazione della Repubblica Romana del 1849, la gloriosa resistenza dei romani all’assedio delle truppe francesi e la straordinaria costituzione della Repubblica Romana del 1849 che con i suoi “Principi fondamentali” fu il diretto precedente e il modello per quella proclamata nel 1947 ed oggi ancora in vigore.
L’8 settembre fu l’inizio della Resistenza, una resistenza di popolo, con le armi e senza le armi, da cui nascerà la Repubblica italiana.
Con questo spirito Semi di Pace celebra questo anniversario e con l’invito a ricordare nelle famiglie e soprattutto ai più giovani il grande lascito morale di coloro che hanno resistito per liberare il nostro paese dalla dittatura.
A cura di Monica Calzolari, direttrice scientifica museo all’aperto “Parco della Pace”

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