Carissimi volontari, amici e benefattori di Semi di Pace,

dopo aver ricevuto la bella e profonda riflessione di Padre Paolo Maiello, nostro assistente nazionale, in occasione del Natale e la “meditazione” sulla pazienza che ci ha inviato Marino Sabatino, vice Presidente dell’Associazione, non potevo esimermi dall’offrirvi un pensiero che ci orienti dentro il cammino, appena iniziato, del nuovo Anno 2014.

Vi dico subito, però, che questa volta non sarà “farina del mio sacco”, perché quello che sto per proporvi è un racconto speciale di quelli che mi appassionano e mi inducono a riflettere a fondo.

È stato per me un vero e proprio esame di coscienza, sempre necessario quando si dedica la propria vita a un impegno forte nel servizio agli altri.

Questo perché non si tratta solo di donare qualcosa, ma di donarsi con tutto noi stessi e, capite bene, che tutto ciò comporta una qualità del servizio che non si può limitare alla semplice filantropia che pure è buona, ma viene elevata alla potenza quando il nostro “mettersi al servizio” è depurato da egocentrismi, personalismi e ricerca di posizioni di prestigio o di potere.

In questi lunghi anni d’impegno in Semi di Pace, siamo entrati nel 34° anno di fondazione, ho potuto conoscere e vedere tante storie allucinanti nel variegato mondo dell’associazionismo e del volontariato cattolico e laico, storie che indeboliscono o, ancor di più, vanificano i buoni propositi dell’essere umano che, invece, ha tanto da dare e da spendersi con autenticità per il bene degli altri. 

Pensando, ora, alla nostra realtà associativa tanto impegnata su vari fronti delle necessità e della sofferenza umana, attraverso l’opera articolata di numerosi volontari in tutto il mondo, mi domando quanto siano prive d’impurità le nostre azioni, quanto siano completamente orientate al bene dell’altro e, in poche parole, quanto siano vere.

È chiaro che rivolgo principalmente a me stesso questi interrogativi, perché la ginnastica dell’anima fa sempre bene quando è sincera e aperta alla correzione fraterna.

In altre parole, non si tratta di fare la solidarietà, ma di essere solidali e per un cristiano è imperativo riconoscere in ogni sofferente, piccolo o grande che sia, “la Carne di Cristo”, così come Papa Francesco continuamente ci dice e ci testimonia.

La conclusione del racconto, che di seguito troverete, è uno specchio per me e tutti noi e chissà che non ci serva proprio come augurio per migliorarci o almeno per desiderarlo!

“….alla prossima settimana che viene!”

 

Padre Jeremia Steepek

Dal Pastore Protestante Jeremia Steepek – Traduzione dallo spagnolo

Il Pastore Jeremia Steepek si travestì da barbone e andò nella chiesa, dove doveva essere presentato come Nuovo Pastore in una comunità composta da 10.000 membri. Camminò attorno alla chiesa per 30 minuti, mentre la stessa si riempiva di fedeli per la celebrazione del culto.

Solamente 3 ogni 7 delle 10.000 persone diceva “Ciao” al barbone.

A varie persone lui chiese dei soldini per comprare da mangiare.

Nessuno nella chiesa gli diede qualcosa. Entrò nel tempio e provò a sedersi davanti, però i diaconi gli chiesero di spostarsi nella parte in fondo.

Lui salutava tutti e le persone lo guardavano con schifo e disprezzo dall’alto in basso.

Da dove era seduto, in fondo al tempio, ascoltò gli anziani del culto e poi subito dopo un leader salì all’altare e annunciò che si sentiva emozionato nel presentare il nuovo Pastore della Congregazione:

“Mi piacerebbe presentare il Pastore Jeremia Steepek”.

I fedeli guardarono attorno applaudendo con gioia e ansia.

Fu a questo punto che il barbone, che era seduto in fondo, si alzò e cominciò a camminare per il corridoio centrale.

Gli applausi si fermarono e tutti lo osservavano.

Il Pastore si avvicinò all’altare e prese il microfono. Rimase in silenzio per un momento e poi disse:

“Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.  Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Dopo aver letto il testo del Vangelo di Matteo 25, 34 – 40, guardò a tutta la congregazione e gli raccontò tutto quello che gli era accaduto nella mattinata. Molti iniziarono a piangere, molti volti si inclinarono per la vergogna. Il Pastore disse allora: “Oggi vedo una riunione di persone e non alla Chiesa di Gesù Cristo. Il mondo ha sufficienti persone, però non ha sufficienti discepoli. Quando voi vi convertirete in discepoli?

Dopo una pausa terminò il culto e salutò tutti dicendo: “Alla prossima settimana che viene!” Essere cristiano è molto più che qualcosa che voi difendete.

È qualcosa che si vive e si condivide con le altre persone.

                                                                    

   Buon anno, Luca Bondi