80 anni fa avveniva il rastrellamento degli ebrei, nella città di Roma, da parte dei tedeschi.

Lello Dell’Ariccia, presidente dell’associazione “Progetto Memoria”, scampato a quel tragico giorno, ci offre una intensa riflessione.


“Innanzitutto un grazie.

Grazie per essere stato invitato a dare la mia testimonianza a questa iniziativa che SEMI DI PACE ha voluto prendere per ricordare l’ottantesimo anniversario della razzia degli ebrei di Roma.

Un ringraziamento che esprimo anche a nome dell’associazione Progetto Memoria che da anni ricorda nelle scuole il dramma della Shoah e di tutte le discriminazioni e persecuzioni delle minoranze nel mondo.

Ho avuto anni fa il privilegio di collaborare alla creazione del Memoriale della Shoah nel giardino di SEMI DI PACE e da allora, come altre volte ho ricordato, mi sono sempre sentito fra amici, amici fraterni, e fra loro mi sono sempre sentito in casa, in una condivisione di ideali, con la gratitudine per essere stato accolto da amico.

Su quanto è avvenuto ottanta anni fa vorrei fare alcune considerazioni:

Non si è trattato di un episodio unico, e non riguarda solo Roma.

E’ stato un tassello di una tragedia che si è svolta in tutta Europa e ha comportato la sofferenza e la morte di milioni di esseri umani innocenti, colpevoli solo di essere nati ebrei o di appartenere ad altre minoranze da cancellare in una logica di sterminio e crudeltà.

E vorrei ricordare che se i 1.022 cittadini italiani di religione ebraica arrestati il 16 ottobre sono stati tutti arrestati da militari tedeschi, quasi tutti gli altri deportati successivamente a Roma e nel resto d’Italia, sono stati arrestati dalla polizia fascista italiana e solo successivamente consegnati ai nazisti.

Spesso su delazione di altri cittadini italiani.

E comunque tutti nel silenzio e nell’ indifferenza dei più e nell’inerzia di chi doveva e poteva parlare e intervenire.

E quanto è avvenuto allora può ancora ripetersi, anche se non necessariamente solo per gli ebrei e con le stesse modalità.

Penso a quanto accade oggi in Ucraina, al confine di Gaza e in tante altre parti del mondo.

Penso alle centinaia, forse migliaia di disperati che annegano ogni giorno nel Mediterraneo nell’ indifferenza di popoli nazioni e governi e che SEMI DI PACE ha voluto giustamente ricordare con il Memoriale del Migrante.

E vorrei concludere con il ricordo di due persone che ai miei occhi sono il simbolo di quanto è avvenuto quel giorno: il bimbo senza nome il figlio di Marcella Perugia nato nel cortile del Collegio Militare sotto gli occhi di mille persone terrorizzate e incredule.

La sua mamma sicuramente un nome glielo ha dato ma noi non lo conosciamo.

E’ partito anche lui in braccio alla sua mamma e non sappiamo neanche se è arrivato vivo,

E Carolina Milani. L’unica cittadina non ebrea partita quel giorno con quel convoglio di diciotto carri bestiame.

Oggi la chiameremmo una badante. Era un’infermiera, probabilmente era cattolica e forse osservante.

Rifiutò la libertà che le era stata offerta e preferì salire su quei vagoni insieme alla persona che le era stata affidata.

Neanche lei è tornata.

Forse la prima giusta italiana.”

Lello Dell’Ariccia

I volontari di Semi di Pace
Studenti dell’istituto “Vincenzo Cardarelli” di Tarquinia